16/12/2009 - ore 09,26 - Ospedale Civico di Palermo: si ferma il cuore di Bent Parodi di Belsito
(elim) ... ma non il suo pensiero che vola, alto, verso le stelle delle quali, egli sempre sosteneva, siamo figli. Quando fondammo questa Associazione, immaginata nell'estate del 2007 sotto il pino di Villa Piccolo, seduti dove amavano chiacchierare Lucio Piccolo e Tomasi di Lampedusa, lo facemmo per restituire dignità al pensiero e alla memoria di Alessandro Tasca Filangeri di Cutò, come simbolo di quella aristocrazia del pensiero che non si limita ad arrovellarsi sui libri ma mette in pratica l'idea e la fa carne fino al sacrificio. Lo facemmo in un momento in cui Bent, alla fine del suo secondo mandato di Presidente dell'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, ormai in pensione anche dal Giornale di Sicilia, presso il quale aveva diretto per anni la pagina della Cultura, aveva deciso di dedicare tutto se stesso a due grandi passioni: Villa Piccolo e la promozione della Cultura, allontanandosi dalla città di Palermo per la quale sembrava non possedere più nessun interesse. Personalmente mi sembrò ingiusto, e fuor di luogo almeno, che per un uomo che aveva dedicato gran parte della sua vita alla sua città non esistesse in questa un posto che lo potesse accogliere, e l'idea dell'Associazione mi sembrò adatta anche a tal fine. Radunai allora i suoi amici più cari e il 7 marzo del 2007 (data non a caso anche della sua nascita) firmammo l'atto di costituzione dell'Associazione, iniziando poco dopo una attività culturale che si dimostrò inaspettatamente e immediatamente intensa quanto apprezzata. Fu così che il modello che lui aveva realizzato a Villa Piccolo per il cartellone estivo ebbe un fortunato prosieguo a Palermo. Conferenze, mostre, libri, qualche concerto, ma, soprattutto, luogo di incontro e di scambio di pensiero ed esperienze. Tutti avevano diritto alla parola, e parola si è data anche a chi magari altrove non l'aveva. Ogni evento era una piccola festa, un reincontrarsi, uno stare insieme amabilmente. Bent aveva un sorriso e una parola di speranza per tutti. Bent era tutti. Bent era pensiero e cultura, senza cedimenti e senza spocchia. Bent era un uomo grande, proprio perchè non aveva mai smesso di essere un uomo, come tutti, tra tutti. Ma il suo amore per la cultura non era fine a se stessa; egli la immaginava come una scala, in grado di elevare l'uomo al rango divino, per il quale è stato immaginato e creato, ed era in questo senso che Bent si spendeva: voleva che tutti potessero godere del nettare che rende gli uomini dei, senza distinzione di censo e di ricchezza. Amava definirsi l'ultimo dei Gattopardi, e il loro sangue realmente scorreva nelle sue vene, e si manifestava nella sua maniera di vivere e nei suoi gesti; da Gattopardo, Bent, credeva fermamente nella volontà dell'azione, di fronte alla quale non si è mai tirato indietro, neanche la mattina del 16 dicembre scorso quando, pur martoriato dalla malattia che lo aveva già costretto a più di un ricovero in ospedale, a più di un intervento, con le gambe gonfie di liquidi e vari ematomi sparsi per il corpo, aveva posto i bagagli in auto per andare, da Palermo, verso la sua amata Villa Piccolo; poi quel senso di soffocamento, che lo aveva svegliato nel cuore della notte, lo spinge a chiamare un'ambulanza, per un ennesimo ricovero di controllo; la corsa verso il pronto soccorso dell'Ospedale, il ricovero, le generalità ... "Mi chiamo Bent Parodi, ho un senso di soffocamento, sì, sono cardiopatico, queste sono le medicine che prendo regolarmente, gli anticoagulanti per una malattia ereditaria che ha portato alla tomba mio padre all'età di 65 anni, per favore toglietemi la maschera con l'ossigeno, non riesco a respirare ..." sono le ultime parole prima che un edema polmonare gli blocchi il cuore già provato oltre i limiti.
Quasi alla stessa età, e alla stessa maniera di suo padre, Fortunio Parodi duca di Belsito, il grande arciere ha fermato Bent, stoppato la sua macchina, bruscamente, lasciandoci, come ebbe a dirmi accorata e in lacrime una delle tante persone che gli erano vicine, e che lo amavano, tutti più poveri, più soli, privi di un grande maestro.
Ora le sue spoglie sono tumulate nella cappella dei baroni Piccolo di Calanovela, come da suo espresso desiderio, al cimitero comunale di Capo d'Orlando, sulla cima di una collina spazzata costantemente dai quattro venti, e sporgente sul mare, che egli amava, come le isole che ammirava, sognante, le giornate limpide di agosto, seduto sulla terrazza della sua stanzetta di Villa Piccolo, essenziale come la sua vita: povera di orpelli e ricchissima di contenuti.
Ciao Bent, che l'Unico Vero Dio, a cui sia tu che tutti noi abbiamo sempre creduto, laicamente e stoicamente, ci dia la forza di proseguire la tua opera, e dia sempre vita al tuo pensiero, per il quale tu, come tutti gli eroi, al cui cielo appartieni di rango e di diritto, sei vivo sempre.
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