06/01/2012 - ovverossia la Santa Epifania del Nome di Dio
FAVOLA DELLA BEFANA
di
Enzo Li Mandri
“Avevo chiesto un taglio di barba e capelli fin dalla prima mattina, ma del barbiere nemmeno l’ombra! Era sera da un po’ e si gelava nonostante il bue e l’asinello ci dessero dentro con il loro fiato grosso flatulente di biada e bacche; faceva più calore la loro presenza che il fiato, ma non obiettai e sorrisi, di fatto erano gli unici ad esser lì fin dalla mia nascita, un evento catastrofico che non vi racconto, insieme ai miei divini genitori; ciò non toglie che ci fosse freddo quella sera; nevicava sui monti vicini e quella cazzo di grotta era davvero gelida! Non mi erano dispiaciuti i pastori che da 12 giorni portavano cibi rustici e saporiti che mai più avrei gustato, e che mi guardavano con quelle facce rubiconde per il vino … ne avrei bevuto anch’io ma pare che non fosse consentito dall’etichetta divina, anche se successivamente co’ ‘sta storia der vino si fecero nozze a Cana strepitose, comunque, dicevo, avrei preferito essere in ordine almeno quella sera visto che alla StellaTiVì avevano preannunziato una visita particolare: tre Re, dotati di poteri straordinari tanto da essere definiti Magi, venivano a trovarmi dalle quattro parti del Mondo; voi direte: ma come facevano ad essere Tre e venire dalle Quattro? Oh, chiedetelo ai Massoni, sapranno confondervi le idee abbastanza … la risposta è molto più semplice di quanto loro non la facciano lunga … ah, ah, ah, mi vien che ridere! Ma torniamo a noi, vi dicevo, aspettavo questi Signori, e cominciavo ad essere in tensione; sapete il Tempo quanto spesso faccia mancare la sua presenza e quanto sia lungo attenderlo nel silenzio della propria anima addormentata; provai ad accendere una sigaretta per ammazzare l’attesa, ma il fumo si congelava nella grotta in nuvole minacciose e sarcastiche, riducendo la già poca visibilità; non insistetti e la spensi lontano dalla greppia; ci mancava pure che prendesse fuoco la paglia. Dovete sapere che la greppia fu addobbata, quando nacqui, col manto di mia madre, di un celeste intenso molto bello, sotto, mentre sopra, come coperta, che spesso scostavo ohimè, lo scapolare del babbo, color marrone; avrei dovuto tenerlo accuratamente chiuso ma già da allora ero un bell’incosciente! Perso in questi pensieri vidi la ridda di pastori che ormai facevano intorno, come si dice a Palermo, casa e putia, svolgendo le loro abituali arti e mestieri e creando meravigliosamente “vita” come solo l’Uomo sa e può fare, spostarsi e lasciare trapelare delle “Luci” in lontananza (chiedere sempre “lumi” eh, eh, ai Massoni per il significato del termine) e delle musiche diverse dalle tanto amate zampogne e dai belati delle greggi; “arrivaru!” esclamò mio padre, “cummogghiati!” raccomandò sottovoce la mamma, onestamente feci la parte, anche se il classico “pisellino” del BambinGesù campeggiava impertinente; molti penseranno che sia una banale inverecondia dell’Artista, ma IO, in verità in verità, vi dico: “lasciate che i bambini vengano …” no! Quella era un’altra! Questa qual era? Ah ecco: “lasciate che diventino vecchi e vedrai come lo rimpiangeranno …” comunque, consentitemi, questa non è la scena appropriata quindi non capisco perché il Regista abbia cacciato qui questa battuta, cercai di ricompormi! Li avevo proprio davanti: minchia quanto erano grandi! Sorrisi! Mi sembrò la cosa migliore, e, soprattutto stiedi zitto! Avessi mantenuto questa santa abitudine non sarei finito in croce sul Golgota, finestra sul Mistero che i monaci adombrano con la lunare abitudine alla tonsura operata nei giorni predetti, ma allora ero giovane e convinto che avrei salvato il Mondo, e la folla in Osannah mi faceva montare la testa, come non confessarlo; ma torniamo al tempo dei Magi, dov’ero arrivato? Ah, sì, li avevo davanti, mante, turbanti e cammelli, barbe e sorriso da stregatto, e “dono” in mano; non vi dico quanto me ne fregasse dei doni ben sapendo che erano l’origine della mia vicenda e quindi della mia ingloriosa fine che tutti voi ben conoscete, e però sorrisi ed accettai! Mi tirai su (accoglierli sdraiati non è per bene!) e li invitai a sedere: “fate accomodare i vostri famigli e le truppe” dissi! Ma il coro unanime mi fece capire che dalle “colonne” (cfr. sempre Massoni!), data la giornata festiva, le defezioni erano state totali; “meglio pochi ma buoni” recitai beneaugurante, ed versai loro del thé bollente che gradirono: “che notizie dalla Capitale?” chiesi “non buone” risposero; poi fu Melchisedech a proseguire: “il Sindaco sta dando la caccia a tutti i bambini con la Stella Gialla e li scioglie nell’acido” credo stesse facendo un po’ di confusione ma non stiedi a cavillare più di tanto, e chiesi: “e perché?” “non vuole essere rimpiazzato e una Megera gli ha profetizzato che sarebbe stato messo alla porta da un bambino con la stella gialla e lui per evitare li fa ammazzare tutti!” immaginavo chi fosse la Megera in questione, quanto al Sindaco se non andava via non c’era bisogno di nessun bambino, lo avrebbe linciato la folla appena usciva da Palazzo delle Aquile; quanto alla stella gialla quella mica ti cresce addosso come i capelli! lasciai correre! Avevo fatto la domanda sbagliata! Ci riprovai: “e come mai siete venuti a trovarmi?” speravo nella solita ridda di complimenti che si fanno in questi casi ma anche in questo caso fallii clamorosamente argomento, e lo capii subito dalla risposta unanime: “ci hanno mandato!” mi stavo incazzando ma, siccome l’ira divina è catastrofica e questo avrebbe potuto mandare a monte tutto, evitai! “OK! Almeno sapete perché?” “no!” fu la risposta pronta, e poi “ci hanno detto di venire e portati ‘ste cose”. Tirai un respiro profondo; cominciavo a capire che i bei tempi della greppia stavano per finire e presto! Non osavo chiedere altro, nel timore di scantonare o, peggio, di non contenere l’ira, ma non ce ne fu bisogno ché Baldassare proseguì sullo stesso tono: “però non ci hanno detto quanto ci saremmo dovuti trattenere, quindi, se per te è lo stesso, faremmo strada al contrario!” feci un gesto con la mano che fu interpretato come una benedizione, e non commento, e i Tre si ritirarono in buon ordine, barba, mantello, testa china, cammello; avevo le mani grassottelle come ad ogni artista gli è piaciuto formare, una, la destra, si sollevò aperta e, puntata verso il Cielo, ne produsse uno squarcio che lo fece venir giù in tuoni, lampi, fulmini e saette mentre dalle nuvole, scostate velocemente e a tratti da un forte vento di Maestro, la Luna illuminava strane figure atte a volteggiare, mano per mano in girotondo, cantando il Nome del Padre Mio che è nei Cieli; nere le faceva la notte ma il loro candore mi apriva il cuore, era un giorno magico, per davvero, e in quel giorno, magico, il Nome del Padre Mio che è nei Cieli fu rivelato agli Uomini, ma solo i Pastori lo ascoltarono, che i Magi erano già andati via. Gloria a Dio nell’Alto dei Cieli e Pace in Terra agli Uomini di Buona Volontà. Mi segnai, i Quattro erano intorno a Me, erano in Me, erano il Fuoco di cui Io ero la Fiamma. Le Figure alate si avvicinarono cantando, erano donne, erano belle, erano nude. Rendiamo Grazie a Dio. Senza di loro dove sarebbe mai l’Umanità? Misi su un LP di Bob Dylan! “Abballati, abballati, fimmine schiette e maritati, siddu nun abballate bonu, nun vi canto e nun vi sonu …” (trd: "ballate, ballate, donne nubili e sposate, perchè se non ballate bene io non canterò e non suonerò per Voi ...")
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