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FAVOLA AD OCCIDENTE

30/01/2012 - ... solo se bene e male tornano nel cassetto ...
                    


                            FAVOLA AD OCCIDENTE

Sole alle spalle, lo sguardo ai monti rii, ben oltre ai quali la favola riporta si trovino inenarrabili delizie, Io, che dal Giardino dei padri provenivo, mentre l’ultimo raggio mi toccava, ero incredulo e colmo di sospetto, ed in cuor mio, certo dell’inganno, cercavo di cotanta carità, coperta invero da monti invalicabili allo sguardo, celata nella favola intangibile, data per certa da chi non c’era andato, almeno un segno, invano.

Tirai un sospiro; poggiai la clava, indice di ogni sapere ormai ben manifesto, a terra, mentre la pelle dell’orso, simbolo di indiscussa forza, a coprirmi le spalle, raccoglieva, calda, le spere dell’ultimo sole; la fascia ai templi invece, conquista di battaglie, separava mischiandoli, ragione e sentimento.

Io, Uomo, perché sfidar l’infido?

Sospinsi quindi avanti, senza ripensamenti, gli esseri ancor privi di sé, pur nella convinzione che, s’ivi vi fosse paradiso, ne sarebbero tornati rinsaviti e ancora attendo, e mi giungono nuove strabilianti, di miracolosi ambienti e genti ricche, di perfezioni di maniere e gusto, di estetica portata a dismisura, di macchine che muovesi da sole, di uomini di ferro, ed altro ancora sempre per quel di favola che dissi, pur se dei disgraziati ancor non ombra incede!

Come credere ai flati, allora, di splendore, se nessuno di lor più torna ai Padri? Come non subdorar l’inganno? Ad Oriente, e ben lo so, si leva il Sole, ma è sveglio a Mezzodì, e ad Occidente egli ripone i frutti che pendono dai rami del giardino, carichi oltre ogni dire! Cosa può esserci allor, oltre quei monti a Oriente, oltre tanta dovizia? Perdìo, solo l’inganno! L’inganno di chi crede che si possa di più di ciò che basti.

Io Sono Uomo, imperituro, nella Terra! loro, forse uomini, certo caduchi, con le grinfie protese al Cielo, invano, cosa sono?

Tornai, e al fondo che fui giunto della valle, tra le rive odorose e per le stelle, Io mi raccolsi come seme all’erba e mi svegliai, da quella triste storia.

associazione Alessandro Tasca Filangeri di Cutò
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