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ieri domani lo sport

23/07/2008 - Allenatori e Ombrelloni (Gabriele Li Mandri)può esserci dialogo tra tre sordi?

(galim) Il calcio è una questione tecnico-tattica, per citare uno dei più grandi allenatori di sempre, Fabio Capello. Per vincere occorre avere in testa una precisa idea di gioco, e realizzarla con gli uomini giusti: tattica e tecnica, appunto. Ma per vincere sul campo, bisogna prima vincere quel campionato così speciale che si gioca, tutti gli anni, sotto gli ombrelloni: il calciomercato. Chi vince l’anno passato cerca di rafforzarsi il meglio possibile, per confermarsi l’anno seguente; chi perde è obbligato a comprare nomi nuovi, importanti, per riportare la squadra ai massimi livelli. Il mister fa la lista della spesa, e la società va a fare shopping: proprio come moglie e marito. Il problema è che, spesso, la moglie chiede ed il marito fa di testa sua: ma guai a litigare, c’è un matrimonio da salvare!

 

Prendiamo il povero Ancelotti, per esempio: il suo Milan è reduce da un’annata terribile. Fuori dalla Champions League, non essendo arrivato fra le prime quattro, dovrà concentrarsi ora unicamente sullo scudetto. Ancelotti, sorseggiando un cocktail sotto l’ombrellone, ha giustamente chiesto uno sforzo economico per ovviare ai principali problemi del Milan: una difesa da ringiovanire, ed una punta di peso, grossa, che faccia la differenza là davanti. Un desiderio chiaramente tecnico-tattico. E invece? È arrivato un terzino 31enne, seppur bravo come Zambrotta, ed un trequartista meraviglioso come Ronaldinho, tutta tecnica ma niente tattica. Tecnica e tattica, siamo sempre là. Di tecnica il Milan abbonda, è chiaro, ma la tattica? Ce la farà Ancelotti a schierare una formazione coerente, che sappia anche difendersi, senza lasciare nessun big fuori?

 

                                         

 

- Ancelotti: “Ma sì dai, era tutto programmato. Sta per nascere un Milan di trequartisti: Kakà,  Dinho, Pato!”

- “Mister, ma davanti a quei tre chi gioca?”

- Ancelotti: “Davanti? Io mi preoccuperei dietro..”

 

Problema opposto per Ranieri: la sua Juventus, risorta dalle ceneri della serie B come l’Araba Fenice, ha portato a termine un campionato miracoloso. Terzo posto ed Europa ad un passo. Anche Ranieri, crogiolandosi al sole, ha chiesto qualche rinforzino. Serviva un centrocampista pensatore, uno col sale in zucca, uno come Xabi Alonso, insomma. Inseguito per settimane, all’improvviso è stato snobbato: è arrivato Poulsen il provocatore, centrocampista di rottura, tanti polmoni ma poco fosforo. Si mormora che Xabi costasse troppo per le povere casse juventine: le stesse casse che, però, hanno sborsato tanti soldini per un nuovo attaccante: l’atomico Amauri. Ma serviva davvero un nuovo attaccante, visto che Del Piero e Trezeguet si sono piazzati, rispettivamente, capocannoniere e vice-capocannoniere? E’ davvero possibile, pensabile, migliorare un attacco del genere? Certo, la Juve giocherà anche la coppa quest’anno, ma non sarebbe stato meglio inserire in rosa un pensatore, piuttosto che un picchiatore?

 

                                 

 

-  Ranieri: “Ma sì dai, era tutto programmato. Sta per nascere una Juve a tre punte: Del Piero, Trezeguet, Amauri!”

-  “Mister, ma dietro a quei tre chi gioca?”

-  Ranieri: “Mio cugino, è un ottimo carnezziere (per chi legge dall’oltre Po tradurre “macellaio”)”

 

Capitolo Inter. Il vecchio detto secondo il quale “squadra vincente non si cambia” deve stare parecchio antipatico a Moratti: vinto il 3° scudetto di fila, licenzia l’allenatore Mancini e prende Mourinho, “the special one”. Di speciale, a mio avviso, costui ha soprattutto lo stipendio al quale va aggiunto quello del vecchio Mancini, che rimane ovviamente a carico del patron nerazzurro, non avendo voluto rescindere il proprio contratto. Mourinho pesta i piedi in spiaggia, fa i capricci, e vuole i suoi pupilli in squadra: dai, Moratti, apri di nuovo il portafoglio! Arriva Mancini (non Mancini l’allenatore, ma Mancini l’ala della Roma: che coincidenza, eh?), forse arriva Quaresma, ma attenzione: forse forse NON arriva Lampard, il suo figliol prodigo ai tempi del Chelsea. Ma come, paghi a peso d’oro il nuovo allenatore e non lo accontenti? Povero figlio. Ma come bisogna fare?

 

                                      

 

-  Mourinho: “Claro que sì, era tutto programmato. Sta per nascere un’Inter speciale: tutti sulle fasce, con Quaresma e Mancini!”

-  “Mister, ma al centro chi ci gioca?”

-  Mourinho: “Al centro gioca Lampard.”

-  “Mister, e se Lampard non arriva?”

-  Mourinho: “Papà Moratti mi troverà un altro 32enne da pagare 8 milioni lordi all’anno. Non sono mica pirla.”

 

I destini degli allenatori di Milan, Juve ed Inter si intrecciano, ancor prima che in campo, sotto l’ombrellone. E ci piace immaginarli così, con la panza al sole ed un cocktail in mano, a fantasticare sul fantamercato e su improbabili formazioni, come il famoso 5-5-5 Bizona di Lino Banfi. O magari a sfidarsi in improbabili sfide a calciobalilla.

 

Ho vinto io.

No, tu hai rullato. Non si può rullare.

Ma chi se ne frega, tanto lo scudetto lo vinco io.

Tiè.

Gabriele Li Mandri


associazione Alessandro Tasca Filangeri di Cutò
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