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Trinacria News

UNA BRIGATA D'AMARE

03/08/2014 - piccole divagazioni sulla vita
La brigata aveva fatto le ore piccole e, tra vino e donnine allegre, avevan tirato le quattro del mattino. L’allegria li accompagnava verso la caserma con canti e risa che profumavano ancora di taverna. Oriente albeggiava impercettibile ed affettuoso. La strada si colorava di grigio man mano che si procedeva verso la meta e l’allegria scemava cedendo al torpore. L’ultima svolta, al crocicchio dei cipressi, avrebbe rivelato il portone di quella che, forse da troppo tempo, sostituiva casa. La sorpresa non si delineò che lentamente, ma prepotente appena fu chiaro a tutti che il portone, la caserma e la stessa strada avevano ceduto il posto ad un castello assolutamente di fattura medievale. Allo stupore fece seguito la paura, poi la convinzione di essere impazziti. Il dubbio si impossessò di tutti: bussare o no? E se no, che fare? Intanto il portone, maestoso, si apriva piano e silenzioso. Era troppo tardi per indugiare e, poi, qualcosa li invitava ad entrare. Varcare l’uscio e sentirsi a casa fu un tutt’uno per tutti. Il tavolo lungo era imbandito con dovizia ed abbondanza di cibi e di colori, il vino profumava di gelsi, le candele di miele, il fuoco del camino liberava fumi di resina e di incenso. La meraviglia lasciò spazio alla fame e alla stanchezza. La porta sul fondo si aprì piano e apparve un uomo vestito di velluti pettinati e una gran barba bianca. Fece un gesto di benvenuto invitandoli a sedere mentre un famiglio serviva le portate in silenzio. Si cenò in silenzio mentre i colori dell’aurora rivelavano affreschi sulle volte. Alla fine del pasto furono assegnate le celle e la biancheria di fibra di juta. Il vecchio fu silenzioso e sorridente fino alla fine poi disse: “ragazzi, ben tornati a casa; so che siete stupiti ma il vostro valore viene da ben più lontano che dalle vostre origini recenti; il giorno incalza ma vi è concesso il sonno; al risveglio agiremo insieme e voi riconoscerete le vostre vere origini; poi dovrete ritornare tra gli umani, ma con gli occhi alfine aperti.” La brigata cedette al sonno; il sogno vigile rivelò loro il passato; al risveglio, come un sol uomo, scesero da basso, nel salone adornato con una volta di stelle. Ognuno indossò le insegne del suo ruolo al suono della campana e si alzò all’obbedienza. “Sapevo di poter contare su di Voi, Fratelli miei” disse il vecchio in piedi anch’egli in fondo al salone. Il famiglio accese i Lumi mentre il vecchio si illuminò di eccezionale candore: “Oggi siete al mio comando, Fratelli miei; c’è chi mi chiama Dio, c’è chi maledice e mi ripudia, ma io, Unus inter pares, non sono altro che l’Artefice di un sogno che Voi avete scelto di realizzare insieme a Me; il famiglio che vi è vicino è il Grande Arcano della Trasmutazione; la Morte non vi faccia mai paura!”. Noi siamo tra voi, il nostro ruolo è divino; il nostro giuramento irremovibile; il nostro credo la Luce. Non vi faremo mai del male ma non ci fermeremo dinanzi a niente. Potete non crederci, vivere di illusioni; la vostra vita ci è sacra, ma la vostra e la nostra vita non è quella della carne e del sangue, e spargere sangue non ci da né tema né pensiero.
SAVB.



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