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Trinacria News

AUGURI DI BUON NATALE

24/12/2014 - ... e lascerò parlare Lui ...
BUON NATALE

CARE AMICHE, CARI AMICI,
è uso che in occasione delle festività lo scrivente tracci gli Auguri in forma di racconto, più o meno fantasioso, per svegliare un sorriso, e, insieme, un pensiero.
Piace certo che la firma abbia successo, almeno tra gli amici più cari, come piace che il sorriso comune alleggerisca l’aria di tensione non casuale che quest’anno ci ha avvolto, chi più chi meno, un po’ tutti.
Proprio per questa ragione quest’anno smetto, sia pure per pochi attimi, la maschera del guitto, poggiata al cuore la tricotta variopinta, e vi chiedo di scusare la prolungata assenza dello scrivente dalla attività dell’Associazione e dalla comunicazione.
È stato un tempo buio ma dedicato proficuamente, spero, alla indispensabile rimungina del pregresso, e alla rinnovata volontà di proseguire, certi, neanche a dirlo, che dare spazio al daimon costantemente spesso rivela, nella sua imponderata assenza, la trama del desueto di cui l’anima, immodesta per definizione, si fa vanto.
Non è col vanto che si dona, ma è donandosi che si rende vanto a chi ne ha merito e diritto.
Ciò detto lascio campo al banditore, ricalco la tricotta, poggio al volto sfregiato la maschera ridente e copro, con la scura veste il sangue, obolo indispensabile al demone, che riprende vita tra le rosse palandrane del Babbo Natale di sempre.

FAVOLA DEL NATALE, ANCORA …

 “Buon giorno, miei cari, oh oh oh, è ancora il tempo mio! Chi mi traduce e scrive, spesso in maniera incomprensibile e fumosa, si trincera dietro simboli e corbelle, dicendo e non dicendo, e vi incanta col fumo della fantasia, e del mistero, come se dietro a tanto discettar ci fosse invero chiave d’ogni cosa, e la ricetta per forgiarla alla mensa comune. Ma non è! L’unica magia che egli rimesta è il sogno, che traduce lontano dai disagi, alleggerisce il corpo, intontito, e fa volare. Ma, ritornati al suolo, del nostro amico non si trova traccia, perso com’è in altre attività spesso infruttuose, e del miracolo e della rinascita non rimane che l’ombra ed il rimpianto. Egli non è colpevole di tanto, ma neanche sincero, perché ciò che conosce davvero egli nol conta, se non per falsi e specchi colorati. Eppure, nel Santo giorno mio, splende la Luce, ed egli, almeno, una cosa ve la dovrebbe dire: quel tenero, quella bontà, che in questi giorni affaccia prorompente, è il nostro vero io, da conservare, come lume sacro, dentro, per non dimenticare chi noi sia, anche quando dense nubi offuscano la Luce. È tutto qua! altro non c’è da dire, se non che Luce è, anche, dentro a noi, e che la fantasia la libera, aprendo le finestre della casa dello Spirito. Egli usa la fantasia, per ricordarvelo, io uso le parole; è meno affascinante, è vero, meno magico, ma più chiaro! … e anche più impegnativo, perché bisogna lavorare, per tenerla accesa.”
Lo ascoltai, in disparte, e fuori dal cono di luce che la fiamma del falò, quella candida notte, baluginava, principe il buio, proponendo fosche e impressionanti ombre intorno alla sua figura opulenta e impellicciata, mentre gesticolava e parlava, come ad una folla che non c’era! Quando ebbe fine, il suo discorso, certo illuminato, Egli rimase dritto e immobile, come a riascoltarne l’eco, che risuonava, è vero, ma solo dentro di Lui. Poi si volse lentamente a guardarmi e mi sorrise. Lo presi per un braccio e lo riposi sulla sua scansia, in attesa del successivo Natale, disdicendo la tradizione che lo vuole accuratamente riposto in uno scatolo, al buio! Gli volevo bene, e mi spiaceva restituirlo al buio, lontano dalla vista e dal cuore. Restituirlo al buio! È questo che voleva dirvi: Non fatelo più, non fatelo, mai! 
Buon Natale, Enzo Li Mandri.


associazione Alessandro Tasca Filangeri di Cutò
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