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Trinacria News

PROFUMO DI MUGHETTO

27/12/2011 - ... e chiamali sogni ...


                    PROFUMO DI MUGHETTO
Unica luce la brace della cicca tenacemente tenuta tra le dita … un ultimo tiro e il volo nell’oscurità a tracciare ombre complesse e fugaci di grandi soldati di latta accatastati senza vita tra la paglia e le mangiatoie; mancava poco alle due e la padrona tardava a scendere e il suo ritardo mi sarebbe potuto costare il posto se il marchese si fosse accorto della sua assenza, ma la tensione durò poco e una flebile luce tagliò di traverso la stalla all’aprirsi di una porta alla fine della scala e la gonna vaporosa di Milady volteggiò superando intatta fango e letame avvicinandosi alla predella con passettini veloci e una candida mano a salutare nel silenzio … chiusi nervosamente la bussola e salii a cassetta impugnando le briglie e strattonando i cavalli che non si fecero pregare e si misero in moto; loro conoscevano il sentiero e, lo avrei giurato sulla bibbia, ci vedevano anche col buio più pesto, come i diavoli di Satanasso, però li amavo più di me stesso. Appena in rada sentii la carrozza rallentare quasi a fermarsi, gli arbusti lì erano abbastanza alti da celare avventurieri e in genere frustavo i cavalli per transitare il più velocemente possibile, loro lo sapevano e non si facevano pregare, ma questa volta non ci fu verso di incitarli al galoppo … sudavo freddo ma cercai di mantenere la calma e, istintivamente mi voltai come se avessi accanto un passeggero, “che stupido!” dissi tra me e me “chi vuoi che ci sia a cassetta se non io?” “io” mi rispose una voce femminile calda e melodiosa “ti spiace?” cercai di mantenere la calma “scusa ma chi sei?” “Satanasso! Non mi avevi invocata?” sì, sì, il diavolo non è come lo si dipinge, usa tutte le armi per sedurti e rubarti l’anima, ma la mia anima era persa già da tanto che non pensavo proprio che potesse interessare più a nessuno, eppure mi posi un problema diverso: “piano! Se la padrona ti sente!” “Oh, quella!” il tono era gentile “È talmente soddisfatta della serata che dorme come un bambino” “ma tu che ne sai della serata della padrona?” ero stizzito e un po' preso da una imprevedibile gelosia, ma non raccolse: “non penserai che in queste occasioni io mi lasci scappare lo spettacolo” e, poi, sussurrando avvicinandosi al mio orecchio “e la possibilità di partecipare!” ebbi la sensazione, per quanto al buio non fossi in grado di vederla, che si stesse leccando le labbra … decisi di mettere un punto fermo e di prendere in mano la situazione anche perché ero convinto di avere a che fare con qualche buontempona da strada sufficientemente brilla e in caccia di due scudi in cambio di un po’ di piacere, e non certo con il capitano della Legione infernale … “ascolta, ho solo uno scudo, dovrai accontentarti di poco stasera!” per tutta risposta le sue unghia affondarono a un pelo dalla carotide sollevandomi dal cuscino lurido “immaginavo che mi avresti scambiata per una delle tue galline da strada, ma non mi offendo, sei troppo stupido, piuttosto ti dico perché sono qua” il suo alito era gravido di tanfo di stantio e di terra bagnata, e faceva su di me un effetto che non avrei immaginato e che per pudore non vi narro, ma per la paura comunque me l’ero fatta sotto, mentre lei non mollava la presa e continuava imperterrita “ricordi l’altra sera?” per la verità non mi sovveniva nulla, ma le dissi ugualmente di sì “bugiardo! Non sai neanche mentire! E la tua anima dovrebbe venire all’inferno? Ma chi ti vuole! Comunque ascolta, perché il tuo aiuto oggi mi serve!” “potrebbe mollare la presa?” rischiai timido “mi fa male!” “certo che fa male! Mica è una carezza! Comunque se preferisci che ti afferri per qualcos’altro …” non la lasciai finire “No! Basta che allenti solo un po’!” “sei senza palle! Va bene, così come va?” non era cambiato nulla ma annui come se la situazione fosse migliorata “bugiardo di merda!” il suo disgusto era davvero totale tanto che avevo dimenticato che tutto ciò aveva uno scopo, ma fu lei a ricordarmelo: “devi metterla incinta!” “ma chi? Milady?” “Sì, Milady! Ora che dorme non se ne accorge neanche, e poi io ti do un aiutino” “ma, vorrei capire, è stata dal suo amante fino a poco fa! Mica avranno giocato alle belle statuine!” “no! Ma il bell’imbusto è troppo innamorato di sé per ingravidarla anche perché teme le conseguenze” “sia pure, ma, a te che te ne frega?” “Milady, come la chiami tu, è mia figlia! E fino a quando non rimarrà anch’essa ingravidata da una bambina io non potrò tornare al mio lavoro!” “ho come l’impressione che t’abbiano fregata! Perché questa figlia?” allentò la presa “sì non era prevista ma la mia amante era di una bellezza celestiale!” decisi di non approfondire, questi aristocratici erano davvero imprevedibili e a stargli dietro c’era da lasciarci il cervello! “Ok! Ammesso che tutto ciò fili liscio come vorresti, mi spieghi perché affidare la prosecuzione della tua nobile stirpe ad un senzapalle?” … non fui fatto degno di risposta mentre il sangue prendeva a scaldarsi e una brezza leggera penetrava nell’abitacolo sollevando le gonne della mia padrona e lasciandone nude le gambe e il pube; i cavalli ormai avevano un’andatura da passeggio e il desiderio mi pervadeva facendomi sentire prepotente e padrone; scesi ed entrai in cabina, e furono ore d’amore senza confini che Vi prego di non commentare … di non raccontare, meravigliose; il piacere si centellinava aumentando invece di diminuire con un crescendo senza confini … l’alba mi colse stremato a guardarmi fare ancora l’amore, e ancora … mentre la mia vicina, la cara Satanasso, guardava sognante e timidamente si asciugava una lacrima … ritrassi me stesso, ero contento e stremato, ma ancor più stupito della splendida Satanasso che piangeva … “perché io? Un senza palle?” … “perché? Perché sei stupido al tal punto da sapere ancora amare, ecco perché! Non penserai che io voglia che mia figlia debba partorire una figlia che non sia figlia d’Amore!” la guardai strano! Avevo deciso di non meravigliarmi di niente, ma questo era troppo! “figlia dell’Amore? Ma tu sei o no il diavolo?” “sì, certo, diavolo, e con tutti i sentimenti, ma faccio il mio lavoro con passione e voglio il meglio per le mie figlie! Un figlio è frutto d’amore e, per un’alchimia che non tocca a me spiegarti, quando ciò non succede per costui recuperare il sentimento che gli appartiene è non poca fatica, con nessuna certezza per il risultato!” “ma io sono un pezzente!” “che sogna!” ribatté lei “e allora? Tutti sognano!” volevo tornare a casa e dimenticare tutto ma lei passò una mano su i miei occhi e vidi quello che avrei preferito non vedere mai; passato, genitori, abbandono, orfanotrofio, collegio, busse, lavoro, vita sudicia … ma sogni sempre! “Ok, nessuno è perfetto! Ora posso andare?” lei guardava sognante la figlia che dormiva e, ci giurerei, già vedeva la nipote; mi commossi un po’ “com’è?” azzardai …. E lei, gentile “è bella come te! Ha un animo generoso e gentile, più di mia figlia!” poi si volse a guardarmi “Ricordi Caro diavolo?” ricordavo perfettamente! Era una poesia che avevo scritto di getto da giovane per una collega che voleva vincere un premio in radio ed ebbe successo! Immaginavo che il diavolo avesse un’anima e che la sua debolezza stesse proprio lì! “Avevi ragione! Ma riusciremo a tornare al Cielo!” … i cavalli erano al trotto sostenuto e il buio non era mai scomparso, mi ero solo addormentato ed ora, svegliandomi di colpo, mi rendevo conto di essere già al castello; rimorchiai le bestie in stalla dolcemente e staccai la carrozza; la padrona era già scesa e si avviava verso casa furtivamente; sorrisi e automaticamente portai le mani al viso e rimasi stordito dal profumo di mughetto, un classico della padrona quando usciva di notte; scrollai la testa e andai in camera, buttandomi sul giaciglio e crollando addormentato come un sasso. L’indomani sulla sedia, tra le vesti scompigliate e la livrea c’era una rosa rossa e un biglietto “grazie”; sorrisi, era vero! Tra le tante avversità che la vita mi aveva riservato di una non mi aveva mai fatto mancare copia, ed era l’amore; o uomo che non hai mai sofferto gli strali dell’amore urla al vento la tua sventura perché tu, per quanto possano non mancarti le ricchezze, non sei caro agli dei superni, né agli inferi che pure disprezzi.

associazione Alessandro Tasca Filangeri di Cutò
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