Accedi :: Registrati
Benvenuto        Area utente :: Esci







Vorrei dirvi due parole
E’ tempo di fantasia
Ieri domani lo sport
Oggi rispondo io
Splendeat lux
Cultura
Satira
Giovani




Trinacria News

Alessandro Tasca
 
Alessandro Tasca, Paolo Gullotta - Araldo Il nuovo libro di Tasca:
"L'educazione di un principe"
di Paolo Gullotta
tratto da "L'araldo"
  alessandro Tasca - Relazione convegno di Scuderi da Lucio Mastrogiovanni Tasca e
Alessandro Tasca di Cutò
Testo della Relazione di Salvatore Scuderi
al Convegno del 27 agosto 1999
Alessandro Tasca, Corradini - Giornale di Sicilia Alessandro, il principe "rosso"
di Anna Maria Corradini
tratto dal Giornale di Sicilia
  Alessandro Tasca - Stralci del libro di Scuderi Pagine tratte dal libro
“Santa Margherita di Belice nella Storia Siciliana”
di Salvatore Scuderi

Una delle figure più singolari dell’aristocrazia palermitana tra la fine del XIX e il primo trentennio del XX secolo fu senza dubbio Alessandro Tasca di Cutò.
Figlio di Giovanna Filangieri di Cutò e di Lucio Tasca Lanza d’Almerita, unico figlio maschio, di una numerosa prole di cinque sorelle, ereditò il titolo di principe dalla madre, che annoverava tra i suoi ascendenti dei vicerè, mentre il titolo paterno di Conte di Almerita era di recente acquisizione. Appartenne ad una stirpe di nobili letterati: la sorella Beatrice coltissima, amante della musica, dell’arte e della letteratura, fu la madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del Gattopardo, un’altra, Teresa, la madre dei fratelli Piccolo, Lucio, poeta e fine letterato, Casimiro, pittore e fotografo, Agata Giovanna, botanica.

Alessandro Tasca Alessandro Tasca Alessandro Tasca
Alessandro e Teresa Tasca
Filangeri di Cutò
Alessandro Tasca
Filangeri di Cutò
Alessandro Tasca
Filangeri di Cutò

Da giovane trascorse una vita brillante e frivola, al centro del mondo dorato dell’aristocrazia siciliana, viaggiando in lungo e in largo per l’Europa, con lunghi soggiorni a Parigi.
Attento comunque ai cambiamenti sociali, ai rapidi sviluppi politici e culturali della sua epoca, fu presto interessato ai problemi del proletariato e della classe operaia. Abbracciò la causa socialista, seguendo le idee e le iniziative di Napoleone Colajanni, leader del partito, partecipando attivamente alla formazione dei Fasci dei lavoratori. Dilapidò l’immenso patrimonio di famiglia per aiutare la Causa politica, ma non furono estranei al disfacimento dei beni, anche le donne e il vizio del gioco. Sposò una nobile polacca, chiamata affettuosamente Ama, da cui ebbe i figli Alessandro Junior e Gioia.

All’insaputa della famiglia svendette il palazzo di Santa Margherita Belice, ampiamente descritto nel romanzo di Tomasi di Lampedusa, come dimora amata dei ricordi d’infanzia. Gran parte dei suoi averi servirono a finanziare quotidiani e periodici, come anche ad aiutare molti delle classi sociali più indigenti. Alessandro Tasca aderì con entusiasmo alle idee socialiste, con la grande convinzione di portare avanti il programma di Marx su un piano squisitamente politico, e non come si era fatto con i Fasci, che avevano favorito solo l’aspetto economico. Dalle pagine del suo giornale Gibus egli ribadì in molti articola la supremazia dell’ideologia politica del partito, rispetto alla stretta organizzazione operaia. In un articolo del marzo 1893, in occasione delle agitazioni per le convenzioni marittime, egli scriveva.”Quella di oggi è stata una bella giornata per le nostre idee. Noi siamo lieti di poterlo affermare[…] Ben altre vittorie avremo a registrare in un’epoca non molto lontana, quando a tutti sarà comune il grido da oggi audacemente lanciato di ‘Viva il Socialismo!’ “.

Negli ultimi anni del secolo XIX Tasca fondò il settimanale La Battaglia, che era destinato a essere l’organo ufficiale del partito socialista a Palermo. Egli non si limitò a finanziare il giornale, ma anche la sezione del partito. La fortuna per la rapida ascesa politica, il suo spirito battagliero che trapelava dalle pagine del suo giornale, non gli valsero certo molte simpatie; egli sferzava, condannava, si poneva a difesa della moralità pubblica, accusando e investendo anche personaggi in vista. Anch’egli fu al centro di polemiche per alcuni fatti che riguardavano presunti brogli elettorali, alleanze poco chiare con avversari politici, favoritismi da parte di Ignazio Florio. Tutto fu comunque smentito dalla direzione centrale del partito.

La sera del 5 marzo 1902, mentre Alessandro Tasca passava in carrozza , fu arrestato nell’affollata via Maqueda per la querela dell’ex-sindaco Paternò di Sessa che era stato attaccato da Tasca nelle pagine del giornale ripetutamente, con l’accusa di corruzione e sperpero di pubblico denaro, mentre era in carica come primo cittadino. Paternò l’aveva denunciato per diffamazione, ottenendo, dopo un lungo processo, la condanna a undici mesi di prigione. La platealità dell’arresto era stata congegnata per screditare maggiormente la figura del principe di Cutò. Manifestazioni di solidarietà si levarono dal mondo politico, intellettuale, studentesco. Fu anche deputato in Parlamento per due legislature, battendosi per la questione meridionale, per l’affermazione dei diritto dei lavoratori del Sud, sempre comunque piuttosto emarginato per il suo spirito ribelle e contro corrente.

Auspicava un’unità italiana compatta lontana da idee federalistiche, propugnate dallo stesso Colajanni, e da una tendenza diffusa del partito stesso che propugnava un’autonomia della Sicilia per amministrare meglio una realtà sociale, economica, culturale e storica diversa da quella del Nord. Ridotto in miseria, trascorse gli ultimi anni della sua vita tra difficoltà economiche disperate. Aiutato dalle sorelle Beatrice e Teresa, che gli pagavano l’affitto di tristi ed umide stanze della periferia palermitana e gli passavano dei sostentamenti per i bisogni più urgenti. Spesso i suoi amici “ I compagni “ come egli li chiamava, che avevano beneficiato della sua generosità, lo assistevano con beni in natura, secondo le loro possibilità finanziarie, come ad esempio il sarto, l’oste, il panettiere, il calzolaio.

Morì solo e di stenti nel 1943, assistito da anonimi amici, di fronte all’indifferenza generale da parte di quelli del suo ceto. Per i suoi trascorsi politici egli fu ricordato come il “ Principe Rosso”, era battutosi per i diritti dei più deboli, degli indigenti, degli operai. Fino all’ultimo non perse mai la sua ironia e il suo humor sarcastico e graffiante.

Anna Maria Corradini


associazione Alessandro Tasca Filangeri di Cutò
via Mariano Stabile, 70 - tel 091.336558 / 335.8305176 - c.f. 97217430822