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FAVOLA DEL PIANISTA

15/01/2012 - andare avanti invero non ha meta


                    



         DIASPORA

(elim) Un fascio di freccette tricolori
 contro una vecchia limousine per nulla
d’epoca lasciava su gli astanti
dubbiosi se per l’esito del pranzo
e una piscina vuota rispecchiava
il canto di Serena;
arpeggi e gigolò senza sembiante
alcuno tenevano per mano
ognun mentre calava il sole
ed altre storie; per favore,
prendete posto, stiamo per cominciare, ma,
senza di Voi, cosa potrebbe il mare?
So, so, non dovevo parlarne,
e sassi,
ed atri immacolati nel vuoto di pensieri,
con ombre campite per capriccio,
neanche grigie, e fango,
neanche pioggia, ed usignoli,
senza neppure un filo di colore,
sopra, sotto non so;
presi un tassì,
freddo tra neve sporca,
e fumo,
ed affamati ai bordi della strada,
su tra le fratte e i campi incolti
casa piani sfalsati fuori finestre,
e paglia,
ed altro ancora;
c’è un potere che squarcia,
e un ricordo che assolve,
un rimpianto uggiolante nel fragore, e una camicia
rotta, con occhi bruni, e vezzo,
inutile
nella incoltura si sé,
fili divelti verso
un’inutile fuga,
eppur agìta,
piano per insofferente premura,
piano dopo l’altura si scende,
al tramonto, alle spalle, al mare, ai luoghi cari
alla memoria,
foto fuori dai fogli, vive
eppur silenti, parole
senza fragore per l’animo,
parole
come segnali,
parole unica vita,
al di là dell’assurdo, 
falso acclarato,
fuori d’ogni selciato,
fatto viscido da pioggie di lacrime scroscianti,
non mie, non tue,
nell’amore, perenne,
perennemente amo …

associazione Alessandro Tasca Filangeri di Cutò
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