11/06/2014 - Sul gelato, ormai liquefatto, si aggirava un moscone di un bel verde smeraldo
Stava gustando un gelato di colore indefinibile (caffè? nocciola?), totalmente concentrato sulla superficie della poltiglia, immersa in una coppa di cristallo che aveva visto tempi migliori, mentre un caffè sfumava il suo aroma nell’aria immobile del patio.
“Buc? Non l’ho visto …” lui fece un gesto vago con la mano, senza alzare gli occhi dal gelato: “non lo si vede da ieri sera; sarà in giro a cercare compagnia, speriamo che non torna fidduliatu (ferito) come l’estate scorsa; ormai è vecchio, come me” alzò gli occhi a guardarmi e indicò la sedia.
Il sole, al tramonto, trascina il suo carro, all’inferno, carico di ricordi e sentimenti usati.
“Speriamo” gli risposi, sapendo quanto era legato a quel cane che, come era abitudine in quei luoghi, identificava un parente scomparso; “lo hai sognato, la notte scorsa, ancora?” fece una smorfia, senza parlare, e si volse a guardare il sole che tramontava oltre le coste amate, porta dichiarata del passato: “gli ho preso una brioche, diventerà dura” e poi, volgendo altrove la mente: “che notizie dalla Capitale?” come tutti i sognatori attendeva un ritorno ai tempi di luce e di tolleranza, e che questo scompiglio, imperante e folle, scomparisse come in un attimo, come l’alba porta via un incubo; si aspettava che gli portassi le ultime indiscrezioni, sussurrate magari tra i tavoli da gioco del Bellini, si aspettava ch’io fossi chi non ero, o forse no.
“Avremmo dovuto fare ordine tra gli appunti da tempo.”
“Usa la memoria.”
“Non ho il dono delle tue capacità.”
“Non ne hai bisogno.”
Ingollò il caffè d’un fiato:
“Secondo te sono un vanesio?”
“Anche” sapevo che lo avrei sollecitato con una risposta diretta, ma delle infiorature non sapevo che farmene.
“Ed è questo che ricorderai di me?”
“Per quel che vale, la tua parte umana ha il suo fascino! ma no, non è questo che ricorderò di te; e però, visto che siamo in argomento, e visto che dei tuoi lampi di saggezza hai sempre fatto un’insalata di colori, cosa dire e cosa tacere? La tua grande abilità, a dare una forma semplice al complesso, è presente nella memoria di tutti i tuoi amici, che, ancora oggi, riportano le tue frasi e le tue affermazioni; ma la tua immagine di iniziato rimane crocefissa qui! Colori e sensazioni, afflato e cordialità!”
“Tu cosa faresti?”
“Non lo so in effetti, però smagare il fascino dei tuoi discorsi non mi pare utile, né bello! I tuoi amici hanno ancora il bisogno di immaginarti come un magico sogno ristoratore delle loro anime; hanno necessità di percepire il bello come quando tu parlavi dei massimi sistemi in parole semplici, hanno sete di pace, anche se, dentro al loro animo, la pace non si è ancora svegliata del tutto. No! Non svelerei le pur grandi verità che hai evocato, nelle occasioni più comuni e sotto il Cielo stellato.”
“Perché tu le hai viste?”
“Come un orcio spaccato non si sana, neanche a cucirlo con il ferro, ma empitolo che l’hai dell’olio, vecchio e per lucerne, ne trasuda, così il ricordo anticipa, come pel pesce il verme, il segno della via.”
“Devo lasciare una scia che porti continuità?”
“Al tuo pensiero, certo!”
“E perché ad un vanesio tanto interesse?”
“Perché da vanesio imprudente hai visto ciò che vorresti altri almeno intravedesse. La gioia che hai provato, enorme, è incomunicabile altrimenti, se non con il silenzio, e Tu conosci bene il fruscio del Silenzio.”
Sul gelato, ormai liquefatto, si aggirava un moscone di un bel verde smeraldo, quasi chiedendo di assaggiarlo; lui lo guardò con un sorriso, delicato e solare, che concedeva agli Amici, invitandolo, con un gesto, ad approfittarne.
Io non c’ero più, il sole era solo un bagliore, a fissare, oltre l’orizzonte, su i suoi lineamenti, serenità, e pudica tristezza per il Bello offeso.
Caro lettore, ti prego, se sei in grado di leggere, tra queste righe, senza sentenziare, forse raccoglierai una margherita, che ti rinfrescherà il cuore; niente di più si può chiedere ad un saggio! se invece ciò ti aspetti è di scoprire l’arcano segreto di un Maestro, ti prego cambia strada; io lo rivelerò, ma le tue ossa saranno ormai bianca calcina invisa ai corvi, e le tue unghia inutilmente conficcate nella Madre.
Salve A Voi Banditori.
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