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"Un’avventura galante di Ignazio Florio" di Giorgio Maria Di Giorgioquando la bellezza non è un traguardo ma una lotta continua

Questo non è l’ennesimo articolo su Franca ed Ignazio Florio, intorno ai quali tanto è stato già detto e scritto, ma l’occasione di rendere una testimonianza inedita, sconosciuta ai più, su una delle tante storie, spesso fantasiose, aventi   per protagonista la coppia più in vista di Palermo, che, tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, influì profondamente sul gusto e sullo stile di vita di tutta una società, caratterizzando la “belle époque” palermitana.

 

Ignazio Florio nasce a Palermo il I settembre 1869 da Ignazio senior e Giovanna D’Ondes, erede di una delle più cospicue fortune d’Europa, e sposa nel 1893, dopo un osteggiato fidanzamento, Franca Jacona di S. Giuliano, figlia del barone Pietro e di Costanza Notarbartolo di Villarosa.

Ignazio era nel fiore degli anni, affascinante, ricco, intelligente, colto, insomma il miglior partito che fanciulla potesse desiderare, e benchè il barone non nutrisse eccessiva simpatia per questo giovane che aveva troppo successo con le donne e sulle cui avventure si mormorava troppo, acconsentì alle nozze, che si celebrarono in forma privata l’undici febbraio 1893, a Livorno.

Franca non aveva ancora compiuto vent’anni ed era bellissima: alta 1 metro e 73 centimetri, fisico slanciato, di carnagione scura e con occhi di un verde intenso, che ammaliarono D’Annunzio, Montesquieu, Caruso, Boldini, De Maria Bergler, tanto per citare alcuni dei personaggi più noti.


                                                            

Il comportamento di Donna Franca fu sempre irreprensibile e nei confronti di nessuno di costoro può essere attribuito nulla di più che non una semplice simpatia; lo stesso, viceversa, non può essere affermato per Ignazio, il quale non perdeva occasione per mietere conquiste femminili, benchè avesse al suo fianco una delle donne più belle e affascinanti dell’epoca.

Donna Franca che sapeva e non taceva, ne approfittava per farsi regalare favolosi prezioni ad ogni scappatella del marito: il vezzo di perle di sette metri, una collezione intera di porcellane di Copenaghen, bracciali ....

 E di gioielli Franca ne possedeva tanti, opera di famosi gioiellieri, ai quali Ignazio commissionava anche i cadeaux che donava alla fiamma del momento.

Di uno di questi è rimasta la testimonianza su una vecchia cartolina sbiadita, raffigurante la “Bella Otero” con indosso un bolerino di pietre preziose.

Carolina Otero era il nome d’arte di Augustina Carasson Otero, ballerina e cantante di origine spagnola. Nata a Cadice nel 1868 da padre greco e madre gitana, iniziò la sua carriera artistica a Lisbona appena adolescente, per approdare nel 1892 alle Folies Bergères di Parigi, da cui fu proiettata a livello internazionale non soltanto per le doti artistiche, ma soprattutto per la sua bellezza e spregiudicatezza.


                    

Annoverò tra i suoi amanti il kaiser Guglielmo II, il re d’Inghilterra Edoardo VII, lo zar di Russia Nicola II, il magnate americano Vanderbilt, il poeta Gabriele D’Annunzio.

Non poteva mancare Ignazio Florio.

Pare che questi si recasse a Parigi, e, per ottenere la capitolazione della Bella Otero, commissionasse a Cartier un gilet di smeraldi. A proposito di questa storia Gaetano Basile, profondo conoscitore di cose palermitane, riferisce che il gioiello sortì l’effetto desiderato, e che dallo stesso Ignazio fu posto sul seno nudo dell’artista. La stessa fonte riporta che agli amici palermitani, che chiedevano  di conoscere i dettagli di quel celebre seno  si limitasse a rispondere: “Dui pipittuna ...!” ad evocare forma e turgore delle grazie della sciantosa.

Si dice che i due abbiano trascorso una lunga vacanza insieme nel Nord-Africa, sotto una tenda da “Mille e una notte” (40 m. x 20) di pelle di cammello. E gli inguaribili romantici affermano che la ballerina si aggirasse in quel sontuoso appartamento, vestita solo … dei suoi smeraldi.

Vero o falso che sia, rimane questa vecchia immagine, sbiadita ed ingiallita, della ballerina nella sua bellezza, con indosso un bolerino che potrebbe essere quello della nostra storia, maliziosamente aperto sul busto.

L’altra fotografia riprodotta, inedita sino ad oggi, firmata e datata 1911, rende in tutto il suo fascino Donna Franca, all’età di trentotto anni, e non si può non evidenziare il contrasto tra la classe e lo charme di quest’ultima e la sfrontata audacia della celebre Belle Otero. 

Antonino Aurelio Piazza

Da: “il Pitré” n. VII, 2001


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