Senz’anima si sta male tutti
(elim) Tentato dal cuore , e quindi dallo scrivere un brano strappalacrime, mi sintonizzo sui pezzi di Jazz che hanno fatto la storia per trovare il coraggio di “scrivere”, certo, ancor più quello di parlare. Vivo ai margini della partecipazione attiva al quotidiano ormai da sempre e non ricordo più neanche quando ho smesso di vivere per concedermi il lusso (perverso) di guardare. Guardare per il piacere di cogliere quei movimenti che, nello stagno della vita, contraddistinguono l’uomo dal nulla, al quale egli pur tuttavia tende, guardare per capire. Mi si obietta che capire non serve, basta vivere … vada! Ma a vivere da idiota non mi è mai andato, anche a costo di rimetterci qualcosa, anche a costo di doverlo rimpiangere, quel vacuo paradiso. Un colpo di mantello di Merlino, il saggio cartoon di Disney, mica quello vero, scatenava nubi di stelline,
tra le quali il suo sorriso barbuto sembrava davvero l’alternativa terrestre al sole, ma dal surrogato della cioccolata degli anni ’50, importato dagli americani, alla odierna nutella, ho sempre preferito l’originale, e questo, forse, m’ha sempre fregato. Quando immaginai il sito web di questa Associazione, lo immaginai come una finestra con la quale dialogare col mondo … ne ero felice e mi ci crogiolavo; ma quando, dopo i rituali sforzi di mettere sul piano quel guazzabuglio di idee, che spesso più che concetti sono risultati, con le quali descrissi il lavoro a mio figlio Marco (ohimè anche vittima storica delle mie follie) e ne nacque questo piccolo gioiello (malgrado me) rimasi “in silenzio”. Vi ricomposi i pezzi cortesemente forniti da alcuni amici, vi avventurai qualche ode personale, qualche guizzo …. ma fondamentalmente rimasi “in silenzio”. Ho la penna tra le dita da piccolino, e amo scrivere quello che “sento” ma, da un po’, delusioni come castelli di sabbia al suolo, ho poggiato la penna delicatamente sul comò e lascio correre. All’attore il pubblico non può mancare mai, quando gli manca egli si chiude nel suo mondo fatato, ferito, deluso, ma non smette mai di “comporre” la sua musica, solo che questa musica non la ascolta più nessuno, bella o scadente che sia, questa musica, che pure non gli appartiene, non tocca più il suolo. In vita mia ho fatto di tutto ma se c’è una qualifica che riesco ad appiccicarmi senza troppo arrossire è quella del giornalista. E il giornalista fa circa questo: cerca di riportare sulla terra i senza tetto della “musica” dicendo a tutti : “guardate questo qui, commercia con l’assoluto” … come se gliene fregasse più a nessuno dell’Assoluto. Ora questo compito sacro di rompic…ni dell’Umanità recentemente si è ritirato in loggione, tra poveri, maschere annoiate e studenti demodé, lasciando spazio ad un giornalismo da “urlo” che ha sostituito alla penna lo “strillo” del venditore … “L’Ora, 50 lire l’Ora, morti e feriti l’Ora” …. Quando dopo un catastrofico anno di esilio dalla mia terra alla veneranda età di 16 anni tornai, e fui accolto alla Stazione Centrale da questo “strillo”, capii che qualcosa si era spezzato senza rimedio, e che bisognava fare qualcosa per rimediare; ma intanto la frittata era fatta e da allora un sempre più nutrito pubblico di lettori salta a piè pari ai necrologi, e la pagina della nera tira più dello sport, mentre il ring di mariadefilippi cresce le future figure dei gladiatori dell’inutile. Calai il cimiero, ma troppo lentamente, e non ebbi neanche il tempo di fare un giro di lancia per capire dove puntare la mia furia per accorgermi che non c’era più nessuno! Capite il perché del mio comò aventiniano? Ma i tempi sono maturi (forse) per lasciare che sul comò rimanga solo l’ombra nella polvere e che la mia penna torni a scrivere. Lo so, lo so, non mi aspetta un pubblico vasto e osannante, ma chiunque abbia da scrivere, per quanto come dissi più su, il pubblico è importante per l’attore, ha il dovere di farlo. Cominciamo da un flash: riascoltavo stasera il servizio d’addio dato a Pavarotti da un quotidiano nazionale; non poteva non commuovermi, in quella rievocazione dei momenti felici di un uomo che si è speso per l’Arte, e non colpirmi quanto egli fosse slegato dalla materia (sia pure in quei momenti) e come proprio questo non gli sia stato riconosciuto. Appena un appunto allora, che mi sembra doveroso: l’arte di Pavarotti ha toccato l’anima degli ascoltatori, questo è incontestabile, e questo dipende dal fatto che egli in quel momento era “anima” … come non vi preoccupi, quanto se volete andatelo a pesare … ma non abbiate dubbi, almeno in questo, per favore. Colgo allora l’occasione per spezzare una lancia in difesa dell’anima in un’epoca dove tutto il castello delle ricchezze sembra cigolare sinistramente e dove tutto lo sforzo sociale sembra teso a sostenerlo a detrimento della Cultura e delle buone maniere … ragazzi, senza cibo per l’anima, e la Cultura ne è pane e vino, inutile riempire la pancia … si sta male comunque, si sta male tutti. Ciao, enzo li mandri.
Palermo 25 novembre 2008