Pomeriggio tra commenti, letture, chiacchiere e musica per il romanzo "Il padrone di casa" del giornalista Alberto Samonà. Presentazione di Pietro Turchetti. Lettura di brani a cura di Chiara Sparacio e Enzo Li Mandri e musiche di Francesco Valenti al flauto ney. La serata chiude fra libri, assaggi e vino. Sarà presente l’Autore. Non è facile trattare la condizione di prigionia in cui si trova il genere umano in un romanzo. Il padrone di casa di Alberto Samonà ci prova. E per farlo, prende ad esempio la vita di un affermato intellettuale, studioso di esoterismo e simbologia iniziatica, protagonista delle pagine di questo romanzo. Il libro prende le mosse da un evento esterno che suona come uno shock per il protagonista del romanzo, poiché è da quel momento che egli comprende come il proprio sapere accumulato in anni di studi non sia sufficiente ad una trasformazione di sé, e come, al contempo, occorra tornare alla semplicità di una relazione con se stesso. La narrazione si concentra in dodici lettere che l’uomo in questione scrive a un’amica lontana, che vive a Caracas o forse altrove, ma sulla reale esistenza della quale c’è più che un sospetto: è infatti possibile che l’amica altro non sia che la propria coscienza, fissa in un eloquente silenzio. Le stesse lettere appaiono come tappe di un viaggio interiore verso la vera comprensione, possibile solamente attraverso la padronanza della macchina umana. Solo allora, il padrone (il sé) può fare ritorno nella casa che gli appartiene (l’uomo) e che per adesso è abitata da una folla di gregari che si sostituiscono indebitamente al legittimo proprietario. L’ammissione con se stesso di questa privazione e la comprensione di una possibilità contrassegnano le pagine del romanzo, in cui l’autore sembra riferirsi in più di un’occasione all’insegnamento del mistico armeno G.I. Gurdjieff, pur senza citarlo mai in modo diretto. Nelle pagine de Il padrone di casa sono anche presenti riferimenti alla simbologia ermetico-alchemica, a quella massonica e alle idee di Evola e Guenòn. Alberto Samonà, Il padrone di casa Pagg. 156, edizioni Robin, Roma
Non è facile trattare la condizione di prigionia in cui si trova il genere umano in un romanzo. Il padrone di casa di Alberto Samonà ci prova. E per farlo, prende ad esempio la vita di un affermato intellettuale, studioso di esoterismo e simbologia iniziatica, protagonista delle pagine di questo romanzo. Il libro prende le mosse da un evento esterno che suona come uno shock per il protagonista del romanzo, poiché è da quel momento che egli comprende come il proprio sapere accumulato in anni di studi non sia sufficiente ad una trasformazione di sé, e come, al contempo, occorra tornare alla semplicità di una relazione con se stesso. La narrazione si concentra in dodici lettere che l’uomo in questione scrive a un’amica lontana, che vive a Caracas o forse altrove, ma sulla reale esistenza della quale c’è più che un sospetto: è infatti possibile che l’amica altro non sia che la propria coscienza, fissa in un eloquente silenzio. Le stesse lettere appaiono come tappe di un viaggio interiore verso la vera comprensione, possibile solamente attraverso la padronanza della macchina umana. Solo allora, il padrone (il sé) può fare ritorno nella casa che gli appartiene (l’uomo) e che per adesso è abitata da una folla di gregari che si sostituiscono indebitamente al legittimo proprietario. L’ammissione con se stesso di questa privazione e la comprensione di una possibilità contrassegnano le pagine del romanzo, in cui l’autore sembra riferirsi in più di un’occasione all’insegnamento del mistico armeno G.I. Gurdjieff, pur senza citarlo mai in modo diretto. Nelle pagine de Il padrone di casa sono anche presenti riferimenti alla simbologia ermetico-alchemica, a quella massonica e alle idee di Evola e Guenòn. Alberto Samonà, Il padrone di casa Pagg. 156, edizioni Robin, Roma
