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URTHONA, LO ZOA DELL’IMMAGINAZIONE NEL MITO DI BLAKE di SALVO PITRUZZELLA
01/12/2009
ore 17,30 - Conferenza e presentazione del volume a cura dell'autore
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URTHONA, LO ZOA DELL’IMMAGINAZIONE NEL MITO DI BLAKE
Un’esplorazione dell’opera di Blake alla luce della sua dottrina dell’immaginazione.
Ho avuto occasione, recentemente, di visitare la ricostruzione dell’unica mostra di pittura che William Blake (1757-1827), organizzò in vita, nel retrobottega della merceria del fratello. La mostra ebbe pochi visitatori, nessuna vendita, e un’unica recensione: una stroncatura feroce, dove “il pover’uomo che pensa di essere un gran maestro, avendo dipinto alcuni orribili quadri, sporchi, confusi e mal disegnati” era definito uno “sfortunato lunatico”, opinione del resto condivisa da molti contemporanei. La presentazione del curatore (M. Myrone della Tate Gallery di Londra), conclude: “Oggi, Blake è considerato uno dei più grandi artisti inglesi. La risposta alla mostra del 1809 è un invito a riflettere su come la reputazione di un artista possa drammaticamente cambiare nel tempo”.
E questo è pur vero; come vero è che non furono solo i limitati parametri estetici a non permettere all’oscuro recensore di penetrare le “inintelligibili allegorie” esposte sulle pareti dell’emporio di Soho. Il fatto è che non è possibile comprendere appieno le singole opere di Blake se esse non vengono collocate all’interno dell’intera sua produzione artistica: N. Frye ha dimostrato per primo come le molte e diverse opere di Blake, visive e poetiche, costituiscano un corpus unitario, che espone la complessa visione del mondo dell’artista. In essa affluiscono elementi di carattere mistico, filosofico, politico, psicologico, sintetizzati in un progetto visionario che proclama l’identità di umano e divino, ritrovata attraverso l’azione purificatrice dell’arte.
Oggi che abbiamo la possibilità di accedere all’intera opera (tutti i testi sono reperibili su internet, e buona parte delle opere visive), non possiamo che restare meravigliati davanti alla sua potenza e complessità, che a volte inducono soggezione. Un’opera che consente innumerevoli livelli di lettura, e che ha influenzato in molti modi diversi una schiera di artisti, poeti e pensatori.
Quello che cercheremo di fare è utilizzare un filo conduttore abbastanza chiaro per attraversare l’opera di Blake: il suo concetto di Immaginazione, già presente nei primi “Libri Illuminati” del 1788 (Non c’è religione naturale e Tutte le religioni sono una), e dispiegato nella sua pienezza nelle grandi “epiche” della maturità (Milton e Jerusalem, di cui I Quattro Zoa sono il “laboratorio profetico”). Un concetto che ha le sue radici in Paracelso e prefigura alcuni aspetti del Romanticismo, ma che soprattutto svela nuove e originali prospettive sulle nostre stesse concezioni di arte e di creatività.
associazione Alessandro Tasca Filangeri di Cutò
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